a casa di ross
a casa di ross
E’ una registrazione digitale del 1984, questo CD edito nel 1994 dalla Erato, prestigiosa casa discografica, contenente tre concerti per violino ed orchestra di Giuseppe Tartini (1692 - 1770). Il solista al violino è il celeberrimo Uto Ughi, accompagnato dai Solisti Veneti diretti dal bravissimo maestro Claudio Scimone.
Questi tre concerti, scelti tra i cento trentacinque catalogati da Douanias (da qui la D. che accompagna il numero d’opus), corrispondono con estrema eleganza al modo italiano, che si era già imposto all’epoca, della suddivisione di un concerto in tre movimenti: Veloce - Lento - Veloce.
Il disco si apre con il primo movimento del concerto D.56, in mi minore, (scelto da noi per commentare musicalmente proprio l’inizio del video del nostro matrimonio), fatto di luce, di quieta emozione, di eleganza e di serenità, seguito da un intenso , commovente Adagio, e da un sontuoso Allegro.
Il secondo concerto, D.113, in la minore, si apre con un Allegro che ha un bellissimo tema cantabile, prosegue con un raffinato Grave, melodico ma raccolto, e si chiude con un sereno Allegro, che porta luce e respiro a tutto il movimento.
A me piace soprattutto il terzo concerto, il D.96, in la maggiore, che inizia con un Allegro brioso ed elegante, eseguito dal solista con l’orchestra, la quale cede immediatamente la scena ad un momento solistico assorto ed intenso, (l’Adagio), per poi passare, ancora insieme, al terzo movimento, Presto, che è vibrante e gaio. Questo meraviglioso concerto si chiude con un inusuale Andante, in mi maggiore, bellissimo, spirituale e malinconico, che è stato scritto in un secondo momento, (si trova infatti alla fine del manoscritto) con l’intento di sostituire l’Adagio.
Questi tre concerti permettono di valutare l’importanza dell’apporto di Tartini all’arte esecutiva del violino, perché egli è stato fondamentale nella storia della musica, per il suo ruolo non solo di compositore, ma anche di fine esecutore, teorico ed insegnante: però si deve anche ricordare la sua ricchezza di ornamentazione e la sua imprevedibile ispirazione, fatta di libertà impetuosa e di raffinata sensibilità. Malinconico e tormentato, dotato di inventiva, Tartini concilia in sé due estetiche: quella del cantabile e quella del virtuosismo strumentale. Paganini riscoprirà, qualche decennio più tardi, l’unione, molto italiana, tra tecnica ed espressività, che deriva proprio dall’ insegnamento di Tartini.
E’ un disco che conforta l’anima.
MUSICA, MUSICA....
giovedì 23 ottobre 2008