a casa di ross
a casa di ross
Di solito non amo le antologie o le raccolte:preferisco ascoltare un’opera, sinfonica, cameristica o lirica, nella sua interezza, perché desiderosa di rispettare l’architettura musicale ideata dal compositore. Per questo disco ho fatto un’eccezione, perché ascoltare per intero le opere di Haendel rappresentate significherebbe non alzarsi dalla poltrona per ore ed ore, e perché effettivamente merita per le perle musicali riportate. Questo splendido disco della Decca contiene arie da opere di George Friederich Haendel, tedesco, nato ad Halle nel 1685, che riuscì a studiare musica malgrado la fiera opposizione del padre, che voleva farne di lui un avvocato. Haendel entrò sì alla facoltà di diritto di Halle, nel 1702, (riuscendo anche a farsi nominare organista del Duomo contemporaneamente) per uscirne un anno dopo, diretto ad Amburgo, per suonare nell’orchestra locale diretta da Keiser. Se fosse rimasto ad Amburgo probabilmente non sarebbe sfuggito ad una carriera di musicista impiegato al servizio liturgico, come Bach; ma, dopo aver composto quattro opere , il Nostro arrivò in Italia (non il primo... e neanche l’ultimo), mettendo in scena opere a Firenze, Venezia e Roma. Dopo una breve parentesi ad Hannover, nel 1710, si stabilì in Inghilterra, dove, l’anno dopo, venne rappresentato il “Rinaldo”. Nel 1751, mentre stava scrivendo l’oratorio “Jephta”, si accorse di un abbassamento della vista; operato l’anno seguente, divenne cieco, e morì, tuttavia benestante, nel 1759. Non sorprende dunque che tutti i brani del disco, eccetto “Hence, Iris, hence away”, siano in italiano. Il disco contiene 17 brani, tratti dall’Alcina, dall’Orlando, dal Riccardo Primo, dall’Atalanta, da “Rodelinda”, dal “Giulio Cesare”, dal “Serse”, dal “Semele” e da “Ezio”, eseguiti magistralmente dai migliori solisti a livello mondiale. Quando ho sentito Pavarotti cantare “Care selve, ombre beate”, dall’Atalanta, mi sono immobilizzata e credo di aver smesso anche di respirare, per non perdere neanche una nota di puro paradiso, ed è una sensazione che provo ancora adesso, dopo aver consumato il disco. E che dire della Tebaldi, che canta “Ombra mai fu”, dal Serse? Voce d’angelo, era chiamata... ed a ragione! Da segnalare la splendida “Tornami a vagheggiar” tratta da “Alcina”, cantata magnificamente da Emma Kirkby, “Atterrato il muro cada” , da Riccardo Primo, cantata da Sara Mingardo; bellissima “Io t’abbraccio”, cantata da Joan Sutherland (che canta magnificamente anche “Da tempeste il legno infranto” tratto dal Giulio Cesare) in coppia con Alicia Nafè, ed una impeccabile Teresa Berganza che canta “Piangerò la sorte mia”, dal Giulio Cesare, oltre a “Sta nell’ircana pietrosa tana” tratta dall’Alcina. Splendida voce quella del mezzosoprano Marilyn Horne che canta “Dove sei amato ben” da Rodelinda ed “Hence, Iris hence away”. Veramente un bel disco, tutto da ascoltare.
DECCA: The Glories of Haendel Opera: 458 249-2
MUSICA, MUSICA...
martedì 13 gennaio 2009