a casa di ross
a casa di ross
Una cosa che mi è sempre piaciuta è l’andare in giro per piccoli borghi italiani: prima ancora di entrare in un museo o di scoprire quadri e pale d’altare di cui siamo ricchi, mi piace girare per le strade e le piazze, ammirando palazzi e chiese, annusando il profumo di legna bruciata che proviene dai comignoli o dalle finestre delle cucine, respirando la quiete e la calma, passeggiando e perdendomi tra i vicoli antichi in pietra. E poi adoro entrare in un ristorante e scoprire il cibo del luogo, per capire al meglio il territorio e le persone che lo abitano. L’Italia è, per me, un luogo benedetto dal Cielo, dove persino i pinoli sono buonissimi, dove esiste una gran varietà di nocciole, di frutta e di verdura, dove cresce ogni ben di Dio, e dove le persone sono riuscite a creare piatti buonissimi anche da materie prime poverissime, come i fagioli, per esempio. Fateci caso: è una cosa che capita sempre a tutti, quando basta nominare un piatto e subito c’è chi ricorda pranzi passati, chi elenca come in un rituale magico gli ingredienti di una ricetta, chi cita un formaggio oppure un vino come un’opera d’arte, o si discute animatamente anche per ore sulle ricette del ragù o dei tortellini. La gastronomia, per noi italiani, non è solo mero mangiare: la cucina si fonde con i ricordi, con i sapori dell’infanzia, del piacere di condividere la tavola con le persone care, perché è un vero e proprio atto d’amore. Ecco perché a noi italiani piace mangiare ed anche parlare di cibo. Elena Kostioukovitch ha appunto intitolato “Perché agli italiani piace parlare del cibo”, edito dalla Sperling and Kupfer Editori. L’autrice, che è la traduttrice delle opere di Umberto Eco in russo, ha girato in lungo ed in largo l’Italia, ricavandone un volume piacevolissimo, che parla della storia, del costume, della cultura italiana, ed anche dei prodotti tipici, regione per regione, con brillantezza e simpatia. Oltre alla bella prefazione, curata da Umberto Eco, alla fine del volume c’è un piccolo ma completo dizionario gastronomico ed una ricchissima bibliografia, che aiuta ad approfondire i temi trattati nel libro. Il volume è particolareggiato, ben scritto, documentato, e mi ha divertito molto leggerlo.
BIBLIOTECA GASTRONOMICA... E NON
giovedì 5 febbraio 2009