a casa di ross

a casa di ross
Ho un rapporto controverso, conflittuale, con il telefonino. Lo dimentico ovunque, allegramente, e, se lo porto con me, spesso è spento, il che qualche problema lo crea: per esempio, una sera di un paio d’anni fa, avevamo appuntamento telefonico con degli amici, per andare fuori a cena. Abbiamo fatto una passeggiata dalle parti di piazza di Spagna, mentre aspettavamo la telefonata dei nostri amici con l’indirizzo del ristorante. Ci si chiedeva come mai i nostri amici non avessero ancora chiamato, improvvisamente il Gian mi ha guardato attentamente, come ispirato, e mi ha chiesto: “Non è che per caso hai il telefonino spento?” Ho guardato in borsa e... si, era spento. Acceso, ha rivelato una valanga di sms e di chiamate non risposte. Sorvolo su quello che ha commentato la mia dolce metà, oltre a quello che ho dovuto incassare, dopo, dai nostri amici che, giustamente, erano irritati per il mio telefonino spento. Uno degli episodi più divertenti mi è successo una decina di anni fa, quando abitavamo fuori Roma. Rientrata a casa nel pomeriggio, dopo aver fatto la spesa, avevo sistemata la spesa ed annaffiato il giardino, ho sentito suonare il citofono. Era il parroco. Veniva ad avvertirmi che mio padre, preoccupato, non riusciva a mettersi in contatto con me perché non rispondevo da ore al telefonino: aveva quindi telefonato in parrocchia pregandolo di verificare se fossi tornata a casa. L’ho fatto accomodare, gli ho offerto un caffè e ci siamo messi amabilmente a conversare in salotto, io sempre lietamente dimentica del benedetto telefonino. Dopo circa mezz’ora altro suono del citofono. Mi sono affacciata, e, dal portico ho visto una gazzella dei carabinieri, carabinieri i quali, allertati da mio padre (che non aveva avuto risposta in parrocchia alle sue telefonate) erano venuti a controllare se qualche serial killer non ci avesse eliminati entrambi, il parroco e me. A quel punto ho dovuto muovermi ed andare a prendere il telefonino, che era rimasto in auto, sul sedile. Ho chiamato mio padre, e non dico che cosa mi è piovuto addosso. Me lo ricordo ancora dopo nove anni. A differenza degli occhiali, il telefonino, se è acceso, è rintracciabile, chiamando con un altro telefono. Il problema è che in casa lo spengo quasi sempre, quindi è un continuo cercare gli occhiali ed il mio telefonino, con il Gian che bofonchia divertito sull’antipatia che c’è tra me e la modernità (mi son convertita al computer soltanto circa un anno e mezzo fa). C’è stato un periodo in cui ho dovuto, per lavoro, girare con due telefonini, ed è stato un autentico calvario, stare dietro ad entrambi. Alle volte sono stata costretta a parlare con due persone e relativi due telefonini contemporaneamente, e qualche volta mi succede ancora, quando sto parlando con qualcuno al telefonino e poi squilla il telefono di casa (o viceversa). Alle volte mi chiedo come si faceva, noi, della nostra generazione, che non siamo cresciuti con il telefonino, ed avevamo i gettoni in borsa per chiamare dalle varie cabine telefoniche, facendo magari anche la fila e sollecitando chi stava parlando, per poter telefonare a casa o al fidanzato. Ora stanno tutti al telefonino, anche quando sono alla guida, od in autobus, non c’è scampo nemmeno in treno (quante noiosissime conversazioni altrui ho dovuto ascoltare). Tutti hanno il telefonino, anche gli infanti, ed è un continuo squillare di qui, un trillare di là. Non c’è requie neanche a teatro, in chiesa, durante un concerto od un funerale e mi verrebbe voglia di lanciare qualche anatema al maleducato di turno. E dire che sono una formidabile chiacchierona, passo ore al telefono (quello di casa): ma volete mettere che bellezza chiacchierare in santa pace, spaparanzate comodamente sul divano, a letto, od in cucina? La mia singolare idiosincrasia per il telefonino, si spiega, sicuramente, con il fatto che è roba moderna; mentre la confettura di fragole profuma di buono e di antico, di cose fatte in casa come una volta: mi piace preparare le marmellate e le confetture, è un rito che ripeto ogni stagione per vari tipi di frutta, un rito lento, che mi prende pomeriggi interi, che mi fa pregustare il momento in cui sviterò il tappo, per poi sentire il profumo e spalmare la confettura su una fetta biscottata per la colazione oppure stenderne cucchiaiate su una fragrante crostata. Cliccando qui troverete la pagina in archivio, dove ho messo i links ad alcuni siti dove si possono trovare e stampare bellissime etichette per confetture, tisane ed altre conserve, tra le quali anche le etichette che ho usato ieri per la confettura di fragole.
Cliccate sulla foto per accedere alla pagina con la ricetta e le foto della preparazione.
CONFETTURA DI FRAGOLE
martedì 26 maggio 2009