a casa di ross
a casa di ross
Oggi, come tutti gli anni, festeggio il compleanno di Wolfgang Amadeus Mozart, autentico genio e rivoluzione nella storia della musica, che, dopo di lui, non sarà più la stessa. Con Mozart e Haydn (capostipiti della corrente classicista viennese) ci fu l’evoluzione dallo stile galante, dominante nel ‘700, allo stile classico, preludio alla grande musica dell‘800; dello stile galante rimasero alcuni elementi, contrappuntistici, perché lo stile fu “ripulito” dalla leziosità ed eccessiva complessità: Mozart introdusse la chiarezza, l’equilibrio, una grazia affatto speciale, che convivono serenamente con una nuova complessità armonica e la potenza eccezionale delle sue idee nuove. Mozart riuscì con naturalezza a coniugare l’armonia, l’eleganza, l’olimpica serenità con il rigore tecnico e strumentale e l’innovazione: ciò che farà della sua musica la “classica”, per eccellenza, influenzando profondamente Schubert in un modo e Beethoven in un altro, e non solo: anche Wagner gli è debitore. Se esiste un’opera tedesca lo si deve a Mozart: era un progetto che aveva a cuore e che aveva iniziato con “Il ratto dal serraglio” prima e “Il flauto magico”poi; un progetto che Wagner avrebbe ripreso e portato avanti nell‘800, e che Richard Strauss avrebbe sviluppato ulteriormente nel ‘900. Ciaikovskij lo ammirava moltissimo, gli dedicò una suite, la “Mozartiana”, mentre Nietzsche lo definì emblema dello spirito apollineo della musica; e, anche se Mozart era tutt’altro che apollineo, come carattere, perché impetuoso, scanzonato ed irriverente, conscio della sua bravura e ribelle alla consuetudine dell’epoca, che vedeva nei musicisti solo dei semplici servitori alle corti dei principi, è riuscito a temperare, almeno sulle partiture, il suo carattere e le sue angosce personali. E così, dall’alto della serenità olimpica mozartiana si potrà contemplare la musica di Beethoven e Wagner, tempestosa e tumultuosa di passione. La sinfonia n.39 K543 venne composta nell’estate 1788; poche settimane durante le quali Mozart compose le sue ultime tre sinfonie (39, 40 e 41), sinfonie che Mozart, purtroppo, non avrebbe mai avuto modo di vedere eseguite a causa della sua prematura morte. E, per quanto la Jupiter (la numero 40, K550) sia considerata la sua più importante e bella, preferisco la K543. Scritta nella tonalità di mi bemolle maggiore, (la sua preferita), Mozart compì una piccola rivoluzione nell’organico, sostituendo gli oboi con i clarinetti, per ottenere un suono più morbido e chiaro dall’orchestra: una novità assoluta. Ho ascoltato tantissime interpretazioni di questa sinfonia, ma la versione che preferisco è quella ideata da Bruno Walter, mitico direttore, rigoroso ed equilibrato, versione che ho su nastro e registrata dalla filodiffusione tantissimi anni fa, che trovo meravigliosa e piena di brio e di rigore. Il primo movimento, a sorpresa e contro la tradizione, inizia con un tempo lento, in 4/4, per poi sbocciare in un allegro, in 3/4, composto da due temi: il primo cantabile ed il secondo più incisivo, l’esatto contrario di quello che era il canone in quel periodo, a dimostrazione che per Mozart l’invenzione era indispensabile. Nel secondo movimento, un andante con moto in 2/4, in la bemolle maggiore, si trovano i momenti più espressivi, mentre le partiture degli archi e dei fiati sono equilibrate in modo magistrale. Il terzo movimento è un minuetto très charmant, un allegretto seguito da un trio in 3/4, che riprende la tonalità di mi bemolle maggiore, e poi, ovviamente, si conclude con il quarto movimento, un allegro 2/4, travolgente e coinvolgente, da cantare a voce spiegata. Come i miei vicini di casa sanno benissimo...
MUSICA, MUSICA...
mercoledì 27 gennaio 2010