a casa di ross
a casa di ross
“E’ primaveraaaaa, svegliatevi bambineeee”, era solita cantare mia zia Carmen (classe 1914), in primavera appunto, dandoci poi dentro a cantarla, inciso compreso. Da ciò se ne deduce che la so a memoria, ma sappiate che conosco a menadito canzoni come “Laggiù nell’Arizona, terra di sogni e di chimere”, nonché la canzone dello spazzacamino e “Mamma mormora la bambina, piena di pianto agli occhi, per la tua piccolina non compri mai balocchi, tu compri solo profumi per teeee...” (Luciano Tajoli), canzoni mèlo che hanno segnato la mia più tenera infanzia, nonché quella dei miei cugini, i figli, appunto, della mitica zia, sorella della mia nonna materna. E ci piangevo pure, ci piangevamo tutti noi bimbi, sulla sorte della povera bambina che solo sul letto di morte riceve dalla mamma, pentita, i suoi balocchi, o sulla sorte del povero spazzacamino. L’unica canzone che mi lasciava interdetta, perché aveva un testo insensato per me, era il Tango delle capinere, e chissà perché se una chitarra suonava cantavano le capinere e che c’entravano le ronde del piacere, vai a capirli gli adulti. E però non mi stancavo di sentire mia zia, vero juke box ambulante, che aveva in repertorio un vastissimo carnet di canzoni; e, grazie a lei, ho potuto conoscere canzoni di Natalino Otto (“Hop hop trotta cavallino”, “Ho un sassolino nella scarpa, ahi”) del Quartetto Cetra (inutile l’elenco, tutte le sapeva... e, in “Nella vecchia fattoria” faceva anche i versi degli animali, noi ci si sbellicava dalle risate), Alberto Rabagliati (Mattinata fiorentina e Bambina innamorata), del trio Lescano (“Maramao perché sei morto e “Pippo non lo sa”), Nilla Pizzi e la sua “Papaveri e papere”, nonché di Gea della Garisenda e la sua “Tripoli bel suol d’amore” (la signora era notissima ai suoi tempi, parlo dei primi vent’anni del Novecento, anche perché cantò la canzone avvolta solamente nel tricolore, cosa scandalosissima per i tempi; ed ho una sua foto con autografo, ereditata da mio nonno paterno, suo grande ammiratore); nonché altri capolavori canori del primo Novecento, roba del tipo “Il re Portogallo volea bailar la samba, ma essendo poco in gamba cadendo si ferì” ed altre amenità che hanno accompagnato la mia infanzia e l’hanno resa molto divertente. Per tornare ai giorni nostri ed a questa ben strana primavera, ho preparato dei raviolini leggeri e delicati, primaverili appunto, che spero vi piacciano almeno quanto son piaciuti a noi...
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RAVIOLINI DI PRIMAVERA
mercoledì 19 maggio 2010