a casa di ross
a casa di ross
Otto è un vero... terremotto (licenza poetica, per ragion... di rima): pesa un chilo a malapena, ma è già capace di srotolare tutta la carta igienica, aprire la scarpiera e buttare fuori due paia di scarpe, disfare un intero gomitolo di lana che gli avevo dato per giocare, far cadere un paio di libri dalla mensola; inoltre il micetto ha rivelato un temperamento indomito e battagliero che mi ha fatto ricordare il motto del monumento a Porta Pia: “Nulla resiste al bersagliere”. E’ andata così: Otto è stato un proiettile nell’uscire dalla suite dove alloggia, composta dalla nostra camera da letto, il nostro bagno ed il balcone annesso, lietamente dimentico della presenza di Taddeo in sala, il quale, non credendo ai suoi occhi, con un paio di secondi di ritardo gli è piombato addosso; Otto, giustamente, se l’è data a gambe, ed al termine di un furioso inseguimento alla James Bond, (non ci si capiva più nulla, era un turbinio fantasmagorico di otto zampe e tanto pelo, con uggiolii e miagolii selvaggi), Otto si è trovato spalle al muro contro Taddy, e si è quindi svolta una zuffa altamente spettacolare, che pareva vedere Otto soccombente. Zuffa alla quale l’intemerato gattino rampante, novello Davide contro un cane dieci volte più grande di lui, ha posto termine con un k.o. tecnico degno di Benvenuti, nella fattispecie un paio di sventole artigliate (credo si chiamino uppercut). Ho le gambe e le braccia piene di graffi, perché Otto si arrampica baldanzosamente sui miei jeans prima e sulla schiena poi, ma si arrampica allegramente anche sulle tende e sui vestiti appesi, meglio di Ardito Desio, senza piccozza e sherpa al seguito. Ma il nostro ed il suo spasso è lanciargli un calzino appallottolato, per vederlo parare ogni lancio con acrobazie incredibili, ed ammirarlo nelle sue corse fulminee e nei suoi salti funambolici. Ci eravamo dimenticati, dopo undici anni, di cosa significasse avere un giovin micio in casa, e, se da un lato lo troviamo estremamente divertente, dall’altro trovo scomodo rifare il letto con un gatto che mi salta addosso, si arrampica sul letto e su di me; per non parlare della difficoltà di fare le pulizie con lui sopra la scopa, o che mi piomba sulla mano armata di piumino per la polvere, vestirmi mentre mi si aggrappa ai vestiti, o scrivere queste righe perché mi tira ed arruffa i capelli quando è seduto con me sul divano. Il “ragazzo” è giovane, bisogna portar pazienza, ma, per trovare alfine un poco di pace dopo sì tante emozioni, mi sono rifugiata in cucina: un po’ perché avevo ancora così tante more, un po’ perché anch’io sono incapace di star con le zampe, ops, le mani ferme, un po’ per prolungare a quest’inverno il piacere di gustare le more sulle fette biscottate imburrate....
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CONFETTURA DI MORE
lunedì 27 settembre 2010