a casa di ross
a casa di ross
Molte famiglie hanno l’abitudine (talvolta insensata), di mettere i nomi dei nonni o di altri parenti ai figli neonati; nella nostra famiglia, qualcuno, (un illuminato evidentemente), stabilì di non seguire codesta regola. Il perché è presto detto: pareva poco carino regalare e far portare a dei pargoli innocenti nomi come Jolanda, sorella di Celuta (la madre di mio nonno paterno), Olindo (suo marito, ergo il padre di mio nonno paterno), Decio (mio nonno paterno), Tito (uno dei due fratelli di papà), Ercole (il padre di mia nonna paterna). Da parte di mia madre il panorama non era del resto migliore: si chiamava Raimonda mia nonna materna, Efisia la madre del mio nonno materno, Efisio (che fantasia) era un fratello di mia madre, Gigia una delle sorelle della mia nonna materna; e sorvolo, per pietà, sul vero nome di mia madre, che si è sempre fatta chiamare Marina. In famiglia poi fiorivano altri nomi magari meno particolari ma senz’altro fuori dal consueto o di sapore ottocentesco, come Olga, mia nonna paterna, che però ha cortesemente ma fermamente declinato la gentile offerta di mia madre di impormi il suo nome, chiedendole di darmi un nome che piacesse a lei ed a mio padre. Mia suocera stessa, che si fa chiamare Adriana al posto del suo nome anagrafico (che non citerò qui acciocché io non abbia a subire penose rappresaglie), aveva una madre che si chiamava Giocasta. A noi è capitato di incontrare persone dal nome inconsueto (Alpinolo, Luisello, Terzino, tanto per citarne un paio a caso), che ci hanno fatto sorridere, ma che comunque ci sono rimasti impressi; i nomi sono importanti, anche per un piatto (gli esperti di marketing lo sanno, e studiano molto prima di trovare un nome per un’auto, una bibita, una merendina). Anche io, che di marketing ne so quanto un bardo scozzese del XII secolo sa di letteratura tibetana, mi son tanto spremuta le povere celluline grigie per cercare di dare un nome suggestivo e carino a codesta bevanda di frutta che ho preparato. Ho escluso di dare dei nomi di luoghi o di persone (succo di frutta Parigi o Vittoria, per esempio, non mi parevano adatti, anche perché privi di un nesso logico), e, non potendo usufruire di un acronimo (in questo caso avrei ottenuto solo un risicato May che in inglese significa Maggio, che non mi piaceva ed in ogni caso non ha nessuna attinenza), sono giunta a mescolare i nomi degli ingredienti principali. Ecco spiegato il nome del succo di frutta, che ha un vago sapore giapponese...
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MANGANANAS
martedì 7 giugno 2011