a casa di ross
a casa di ross
Il Gian ed io abbiamo, da anni, una bella consuetudine: il sabato e la domenica si va a fare una lenta, sontuosa e goduriosa colazione alla “nostra” pasticceria, vicino a casa, comodamente sistemati al tavolino, con una coppia di cari amici ed i nostri cani, il che ci fa tornare a casa con due bei sorrisi e l’umore lieto. Vista la bella giornata dopo le piogge dei giorni scorsi, mi sono armata di paletta, cesoie, guanti da giardinaggio, grembiule plasticato, rastrellino, (avrei desiderato indossare anche le soprascarpe ed il cappellino di paglia, come una gardener inglese, ma il Gian mi ha fatto amorevolmente notare che: non abbiamo un giardino, non siamo in Inghilterra, e, per giunta, uno dei due balconi è all’ombra, così, a malincuore, ho rinunciato) ed ho fatto il solenne ingresso nei due balconi di cui è dotata casa nostra, per darmi a quello che chiamo, pomposamente, giardinaggio: balconi che ospitano due alberi di limone, che ora sono in fiore, un tronchetto della felicità, ormai diventato enorme come un baobab, un pyrachanta che, a Novembre si ricopre di bellissime bacche rosse, un ficus elastica che occupa mezzo balcone, un’ortensia magnifica, alcune piante grasse, diversi potos, un ficus beniamino che ha ormai 20 anni, un mandarino cinese ed un notevole giardino aromatico. Ho amorevolmente tolto le erbacce, ho aggiunto terra là dove scarseggiava, ho tagliato i rami secchi, tolto le lumache, sistemato i sottovasi, dato il concime, parlato alle piante, da brava giardiniera, complimentandomi per il loro splendido aspetto, ripulito infine i balconi. Mi spiace solo di non avere un terrazzo, perché, seguendo i consigli del libro di Cristina Bay (libro che ho segnalato in data 3 Aprile), avrei coltivato mele cotogni, prugne, pomodori, peperoni e melanzane, nei vasi. E’ la moda del momento, anche Michelle Obama ha piantato un orto, nel retro della Casa Bianca... Rimpiango il piccolo ma amato giardino che ho curato alcuni anni fa, giardino annesso alla nostra prima casa coniugale, dove fiorivano: una magnifica e profumata magnolia, due albicocchi che mi assicuravano ogni estate diversi chili di albicocche, una splendida spalliera di glicine, gioia gli occhi, un bellissimo melograno, un piccolo limone, e tante rose, oltre ad altri fiori che alternavo a seconda delle stagioni, come ciclamini, viole, primule, crisantemi colorati; già dieci anni fa, sapendo che avrei avuto quel giardino da curare, avevo acquistato, da Brookstone al Rockfeller Center, a New York, una bella borsa da giardiniere con gli attrezzi, borsa che uso tutt’ora. Ho quindi trascorso serenamente un paio d’ore della mattina sui balconi, memore che lavorare la terra rilassa ed allunga la vita. Soddisfatta della colazione e del lavoro sui balconi, sono entrata in cucina per preparare il pranzo domenicale: ho portato in tavola i ravioli con la farina di grano saraceno che mi ha regalato Patrizia, la mia cugina valtellinese, ripieni di alcuni formaggi valtellinesi (bitto, casera, scimudin e bormino) che ho acquistato da Peck prima di partire da Milano: approfittando del tempo, ancora fresco, per gustare un piatto non leggero, però graditissimo (il Gian ha fatto il bis); che ho battezzato ravioli valtellinesi, anche se potrei chiamarli ravioli alla Ross; perché, pur cercando, non ho trovato nessun’altra ricetta che preveda questo tipo di ripieno e di condimento per i ravioli.
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RAVIOLI VALTELLINESI
sabato 25 aprile 2009