a casa di ross
a casa di ross
Bisognerebbe che qualcuno inventasse un aggeggio da applicare agli occhiali, in modo che rispondano “sonoramente” ai richiami, tipo il fischio oppure il battere delle mani; ma mi accontenterei che siano rintracciabili anche con un semplice “Ehilà, dove siete?”. Uso poco gli occhiali, solo per guidare e per guardare la televisione. Però sono stufa di passare le ore a perlustrare casa. Due anni e mezzo fa ho perso le tracce del bel paio di occhiali che portavo all’epoca, di ritorno da una cena dove, sono sicura, li indossavo. L’unica ipotesi, visto che non sono stati più ritrovati e casa nostra non è Buckingham Palace, è che io li abbia buttati nel sacco della spazzatura, che, diligentemente, il Gian ha portato al cassonetto dopo poco, in occasione della passeggiata notturna con Taddeo. Che mancassero me ne sono accorta solo all’indomani, quando li ho cercati perché dovevo guidare. Per fortuna ne avevo un paio di riserva, dopodiché il mio ottico è riuscita a farmi un paio di occhiali nuovi (gli attuali) a tempo di record (48 ore). Ormai gli occhiali ed io siamo diventati la barzelletta di casa e dei nostri conoscenti. Almeno due volte al giorno risuona, angosciata, la mia domanda: “Hai visto gli occhiali?”, al che scattano immediatamente le ricerche (prima di tutto ci precipitiamo a guardare nella spazzatura, non si sa mai). Spesso li abbiamo ritrovati abbandonati in luoghi inaccessibili ed improbabili della casa, anche sotto al divano (chissà come han fatto, mi chiedo io, forse ha contribuito quella peste della gatta?). Inutile tenerli appesi al collo con la catenina, dopo un po’ quel batti e ribatti sul petto, quel dondolare, quell’impigliarsi ovunque mi avevano fatto venire l’itterizia. Ieri, cerca qui, cerca là, stavo cominciando a diventare frenetica perché volevo seguire il telegiornale, ho guardato persino nel frigorifero (si, una volta li abbiamo trovati lì, evidentemente li avevo appoggiati su un ripiano mentre prendevo qualcosa). Gli occhiali li ho trovati, poi, nascosti da una rivista, sul divano, mentre nel frigorifero ho trovato un piccolo tesoro: un paio di sacchetti di cioccolato, rimanenze delle lezioni alla Perugina, ed un altro sacchetto di cioccolato al latte rocher rimasto dell’uovo di Pasqua. I maestri cioccolatieri della Perugina ci hanno sempre detto che non è bene per il cioccolato stare in frigorifero. Così ho pensato a come utilizzarlo, ed ho pensato al gelato. Ho cercato tra i sacri testi una ricetta di gelato al cioccolato, ma tutte le ricette prevedevano il cioccolato fondente: allora ho deciso di rischiare e di improvvisare, mescolando il cioccolato fondente a quello al latte rocher. (Le nocciole con cioccolato sono, per me, paradisiache). Devo dire che il risultato è stato eccezionale, il livello del gelato all’interno della vaschetta è diminuito in un modo impressionante anche per i già formidabili ritmi di questa casa. Nella pagina delle foto troverete la ricetta originale, per solo cioccolato fondente, oltre a quella che ho “inventato” io. Chi desidera potrà sperimentare anche il mix di cioccolato fondente ed al latte, oppure potrebbe preparare il gelato usando il cioccolato fondente e quello al gianduja. Nella fretta di scattare le foto (le prime non mi erano piaciute perché il gelato era troppo coperto di panna: così ho preparato un’altra coppa per scattare altre foto), visto il caldo che faceva sciogliere a vista d’occhio il gelato, mi son dimenticata di guarnire il gelato con delle nocciole, intere e tritate. Sarà per la prossima volta.
Cliccare sulla foto per accedere alla pagina con la ricetta e le foto della preparazione.
GELATO AL CIOCCOLATO
venerdì 22 maggio 2009