a casa di ross

a casa di ross
Il nostro frigorifero Fiat... me lo ricordo perfettamente: bombato, alto poco più di un metro e mezzo, color avorio, (come tutti i frigoriferi degli anni ’50 e ’60), con la maniglia a scatto e lo scomparto per il ghiaccio, che ha resistito impavido nella nostra cucina dal giorno del matrimonio dei miei genitori (1953) sino alla seconda metà degli anni ’70, quando fu pensionato dai miei perché ormai non si poteva fare più a meno del surgelatore (erano i tempi dei primi surgelati); ma, ancora perfettamente funzionante, finì i suoi giorni gloriosi più di 8 anni dopo, a metà degli anni ’80, nella casa di campagna dei cugini di mia madre, come frigorifero di supporto al principale, con più di trent’anni di onorato servizio e circa 4 traslochi alle spalle. E pensare che mia madre guardava con sospetto al congelatore, nonché ai surgelati, perché molto all’antica. Il suo pregiudizio fu di assai breve durata: finimmo con il ritrovarci invasi da confezioni di bastoncini di pesce, hamburgers, pisellini primavera in busta ed altre amenità, perché bastò poco a mia madre per trovarli indispensabili, per chi, come lei, lavorava tutto il giorno ed alla sera non desiderava mettersi a cucinare più di una fettina ai ferri od un pollo arrosto preso in rosticceria. Andò a finire che solo dopo pochi anni ne prendemmo un terzo, dalla cella freezer più grande, acquisto che pensavamo definitivo ed esaustivo, e che invece si rivelò invece inadeguato. Felicemente memore della cosa, quando ci siamo sposati, 12 anni or sono, volli per la nostra casa un frigorifero all’americana, a due ante, capiente (volevo stare comoda), scelta criticata da mio padre, che pensava potesse essere esagerato per noi due. La verità è che non eravamo mai soli: c’erano, molto spesso, vicini di casa, amici o familiari in giro per casa, a pranzo, a cena e persino a colazione, (la nostra casa è sempre stata molto ospitale); ed anche tale infausta previsione fu presto invece, smentita clamorosamente. Il frigorifero - freezer fu, in breve lasso di tempo, stipato sino all’inverosimile: gli avanzi dei minestroni, delle verdure, la carne, il parmigiano reggiano, le scatole con il brodo vegetale e di carne, lo spezzatino avanzato, la carne e le verdure, nonché tutto quello che normalmente alberga nel freezer, dal gelato al ghiaccio. Insomma, ci sono giorni in cui faccio fatica a chiudere lo sportello del freezer, e vagheggio su come sarebbe bello avere un frigorifero king size, a 12 ante o, come si diceva una volta, 4 stagioni... ed altri in cui riesco a vedere il fondo della parete. Come oggi, in cui ho ripescato l’ultima scatola di ragù preparato con la salama da sugo ferrarese, ed ho deciso di utilizzarlo, anche grazie ad una giornata fredda, umida e piovosa quale è oggi. Chiamiamo pasticcio la pasta al forno perché l’abbiamo mutuato dal modo di dire di una mia cugina veronese, l’Alessandra, che è adusa nominarlo in siffatto modo, ed ormai tale termine è entrato anche nel nostro lessico familiare. Ho preparato dunque il nostro pasticcio con il ragù della salama, con la salsa bèchamel, il parmigiano reggiano grattugiato e con i pisellini Primavera; al posto del ragù si può ovviamente usare una semplice e saporita salsa di pomodoro, ma non sono contraria alle variazioni ed all’introduzione di altre materie prime quali funghi, melanzane, speck, zucchine, peperoni e quant’altro riusciate a stiparci dentro: perché sia un pasticcio che più pasticcio non si può. E, se avanza, si può sempre metterlo in freezer, no?
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PASTICCIO AL GRATIN
sabato 15 maggio 2010