a casa di ross
a casa di ross
Ci sono giornate che cominciano, più del solito, intendo, sotto il segno della svagatezza: e come, da un inconveniente, a cascata, si generino scompiglio e sconvolgimenti ulteriori: per esempio, quando si esce lietamente dimentichi delle chiavi, ma in compenso, con un paio di calzini in mano che si è dimenticati di mettere nel cesto della biancheria da lavare. Calzini opportunamente e velocissimamente fatti sparire, come Silvan, in una tasca del cappotto, tanto per non apparire più stravagante del consueto: anche se i miei vicini di casa ormai non si stupirebbero più di tanto, al vedermi passeggiare con Taddeo lietamente provvista di calzini in mano, avvezzi come sono a tante altre eccentricità. La mancanza delle chiavi di casa, (non certamente la prima, e, credo, nemmeno l’ultima), dopo una frenetica ed affannosa ricerca delle stesse (credevo di averle perdute per la strada) mi ha costretta ad uno spettacolare scavalcamento del divisorio del balcone della mia vicina, per atterrare felicemente nel balcone di casa nostra; evento acrobatico che ha strappato un applauso agli astanti col naso in su, che hanno allegramente commentato quanto atletica sia ancora, malgrado l’età avanzata, (evidenza che ha consolato anche me: almeno il fisico è ancora in buono stato, ho pensato, facendo il raffronto con il resto in mia dotazione). Ma la giornata non era ancora terminata: avendo deciso di preparare pasta e fagioli per pranzo, mi sono accorta all’ultimo momento che la pasta adatta all’uopo era clamorosamente insufficiente: evento funesto che mi ha costretta ad una corsa precipitosa (questa volta munita di chiavi e persino di borsellino), per recarmi al negozio di alimentari sotto casa prima che chiudesse. Avendo notato una mia certa qual lentezza nonché impaccio nel procedere di corsa sul marciapiede, ho abbassato lo sguardo, per sorprendere le mie estremità avvolte dalle pantofole. Questa volta sono stata fortunata, non essendoci nessuno in strada e nel negozio (se non il cassiere, cui sarò eternamente grata per il british understatement con il quale ha ignorato di avere una cliente vistosamente quanto incongruamente in pantofole e cappotto, a due minuti dalla chiusura), ad ammirare la mia inconsueta mise; potendo alfine rientrare a casa senza ulteriori intoppi, con il prezioso pacchetto di pasta. Una giornata un poco movimentata, più del solito, che si è risolta e conclusa placidamente in una meravigliosa pasta e fagioli; perché poi mi sono dedicata alla lettura ed alla contemplazione, cose che non comportano rischi di sorta per i miei rattoppati neuroni. E non sia mai che io chiosi, come la Mondaini: “Che barba, che noia, non succede mai nulla...”
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PASTA E FAGIOLI
martedì 15 febbraio 2011