a casa di ross
a casa di ross
Si, si, è proprio un’orata, cucinata da me medesima. In verità non è il primo pesce in assoluto, perché, grazie al pescivendolo che me li aveva venduti “chiavi in mano”, avevo già portato in tavola, negli anni passati, diverse triglie al cartoccio, qualche trancio di pesce spada ed alcune spigole ai ferri: ma codesto è il primo ad essere stato interamente preparato da me. In effetti era da un po’ di tempo che meditavo di cimentarmi sul pesce, che peraltro non amo, per amore del mio consorte che ne va ghiotto; e, come mio solito, son partita, poco tempo fa, dapprima acquistando un paio di testi, in verità ponderosi assai, (scelta effettuata dopo ore ed ore passate in libreria, da vero topo di biblioteca quale io sono), lo step successivo consistente nel dotarmi poi di un costoso coltello per sfilettare il pesce, pinzette giapponesi in acciaio molto glamour per togliere le spine, nonché un fichissimo attrezzo per squamare il pesce ed incidere la pancia. Dopo una serrata consultazione dei sacri testi, arrivata però al dunque, con l’orata in mano come Amleto con il suo teschio, sono stata assalita da una serie di angosciosi dubbi. Mi sono attaccata al telefono ed ho freneticamente chiamato mezza Italia per avere lumi: devo quindi ringraziare la Mavi per avermi elargito indispensabili e doviziosi dettagli anatomici dell’orata, mia cugina Maria Grazia per la ricetta (anche se ho dimenticato di mettere il rosmarino) e mia madre per aver finito di eviscerare la benedetta orata; ‘ché, anche munita di guantini di lattice, ad un certo punto ho avuto un mancamento. Non amando il pesce ho quindi ceduto l’esclusiva della degustazione al serenissimo Joannes Carolus, il quale ha entusiasticamente proclamato che l’orata era davvero il culmine e l’apoteosi della perfezione, sprofondando poi in un mare di elogi circa la mia bravura (che ritengo, consistere soprattutto nella fortuna del principiante). Non è una ricetta complicata, dunque, perché avevo necessità di un procedimento semplice, essendo una neofita: ma, conoscendomi di molto bene, so che codesta orata è solo la prima di una lunga serie di piatti di pesce, per la gioia del mio consorte, che con i pesci ci farebbe anche la prima colazione. Il mitico nonno Decio, al quale ho dedicato le mafalde, avrebbe chiosato: cento lire per cominciare, mille per smettere...
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ORATA AL FORNO
giovedì 11 agosto 2011